Una premessa indispensabile sulla plasticità delle vie nocicettive
La plasticità delle vie nocicettive, può essere definita come un insieme di fenomeni adattativi che sopravvengono allorchè le vie nocicettive sono sollecitate, in modo sufficientemente prolungato e/o intenso, da mettere in gioco la neurochimica intracellulare. Questo porta ad un insieme di modificazioni elettrofisiologiche, anatomiche, funzionali, non solamente dell'elemento nervoso sollecitato, ma anche delle strutture a monte e a valle.
La trasmissione nervosa nocicettiva a livello spinale è un processo dinamico con aspetti simili a quelli della memoria: una stimolazione dolorosa può essere responsabile di un fenomeno di sensibilizzazione che modifica non solo la trasmissione del segnale doloroso ma induce cambiamenti durevoli nella reattività e nelle connessioni dei neuroni bersaglio. Una stimolazione dolorosa intensa può abbassare la soglia di attivazione dei neuroni spinali, aumentare le dimensioni del campo recettoriale cutaneo ed infine provocare una riorganizzazione sinaptica anche definitiva.
Gli aspetti correlati a questa plasticità possono essere reversibili e transitori o possono essere di lunga durata o permanenti.
E' curioso sottolineare come questi concetti, sia pure su piani diversi, concordano con i modelli psicologici: La sensibilizzazione dei neuroni spinali è paragonabile ai fenomeni mnestici, dove un trauma psichico può cambiare anche definitivamente la nostra visione del mondo e condizionare così il nostro comportamento.
La plasticità delle vie nervose spiega alcuni aspetti della percezione dolorosa ad esempio:
Eccesso di nocicezione in seguito ad una situazione dolorosa intensa, anche di breve durata (Iperalgesia primaria, iperalgesia secondaria, dolore persistente dopo la rimozione della causa scatenante).
Lesione di un tronco nervoso periferico (arto fantasma).
Tolleranza e dipendenza dagli oppiacei.
Una idea accettata fino a poco tempo fa, era: "nessuno muore per il dolore".
Proprio la conoscenza della plasticità del sistema algico ha permesso di smentire definitivamente questa affermazione.
Da un lato si è visto che non solo i segnali elettrici trasmessi fra cellule nervose, sono in grado di modularne l'attività, attraverso la trascrizione di molecole all'interno del neurone sensitivo stesso; ma una serie di molecole (i fattori di crescita nervosa), vengono costantemente trasportati in modo retrogrado, dalla periferia verso il corpo cellulare. Questi fattori hanno un ruolo determinante per la sopravvivenza della cellula bersaglio e contribuiscono a mantenerne la funzione e la sua espressione fenotipica.
Dall'altro si è osservato che in seguito ad una stimolazione algica intensa e prolungata, attraverso l'elevata liberazione a livello midollare di neuromediatori, quali il glutammato e la sostanza P, si ha una massiva attivazione di recettori (AMPA, NMDA) delle cellule bersaglio, che porta ad un continuo ingresso di calcio nella cellula nervosa. Livelli critici di ione calcio, sarebbero responsabili dell'avvio del processo di apoptosi.
Si può schematicamente concludere che "Qualcuno può morire per il dolore: la cellula nervosa stessa".
Un altro fenomeno plastico, in periferia, può essere considerato l'aumento dei recettori per gli oppioidi in corso di flogosi. Durante un processo infiammatorio il terminale periferico del neurone afferente primario (1° neurone sensitivo), permette la migrazione dal corpo cellulare verso la periferia di recettori per gli oppiacei. Inoltre la liberazione anche periferica di sostanza P, stimola alcune cellule del sistema immunitario a liberare encefaline.
Le importanti modificazioni nel sistema nervoso centrale che possono verificarsi in seguito ad amputazioni o lesioni nervose, spiegano ad esempio perché nel dolore da arto fantasma, la terapia psicologica, l'ipnosi, eventualmente adiuvate da farmaci psicotropi, forniscono spesso risultati migliori e più stabili di altre terapie propriamente analgesiche.
( da C. Antonelli, Ipnosi e Dolore: aspetti integrati, Ed. Giuseppe Laterza, Bari 2003)