Il sole nero di Zeda

e il premio Simonetta Lamberti

  οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς, ἦν γὰρ ⸂αὐτῶν πονηρὰ⸃ τὰ ἔργα.

… gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.

Giovanni 3, 19

Un lontanissimo pianeta lancia il suo disperato grido nell’universo, non rassegnandosi all’oblio nel quale sta per sprofondare. L’essenza del pianeta morente, viene racchiusa in una pietra e scagliata nello spazio. Per un gioco del destino precipiterà sulla Terra e i frammenti, raccolti da curiosi ragazzi, inizieranno a trasformare le loro vite e a influenzare lentamente la vita stessa della Terra.

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Pensato come un racconto fantasy per ragazzi, è contenuto, anche graficamente, da poche righe di meta – racconto, poste all’inizio, al centro e alla fine, che isolano la storia, rafforzando la tensione della metafora.
La narrazione si apre con l’immagine di una civiltà lontana, persa nel tempo e nello spazio, oltre i comuni parametri di riferimento umani. Una civiltà avanzata, giunta alla fine del suo tempo perché il suo sole si sta spegnendo. Come estremo tentativo l’imperatore, manda lontano da quel mondo morente, la storia e la coscienza collettiva del suo popolo, nella speranza che non si perda per sempre. Questo ultimo anelito si concretizza nel lungo viaggio, attraverso l’intero universo, di tre cristalli, alla ricerca di un pianeta fertile dove germogliare.
Il caso conduce le gemme provenienti dallo spazio profondo, sulla terra, dove sono raccolte da due fratelli: Marco e Lilli, le cui vite risultano da subito condizionate da quell’incontro. Per gioco, scoprono a poco a poco i pericoli celati dietro quel mondo misterioso le cui pietre colorate rappresentano solo delle porte di accesso.
La prima parte del racconto sembrerebbe concludersi lietamente e i ragazzi, scampati a numerosi pericoli, si ritrovano insieme, dopo aver sconfitto Denise, l’antagonista coetanea, corrotta dagli aspetti più oscuri di quel mondo parallelo.
Nella seconda parte Marco e Lilli, ormai ventenni, pur mantenendo un forte legame affettivo, costruiscono separatamente le loro vite. Senza rendersene conto, però, il futuro è continuamente condizionato dall’incontro fatto da bambini, l’incontro con quello strano mondo, ormai dimenticato ma che sta riaffiorando sempre più prepotente. Un’oscurità che si espande oltre le loro vite e che in qualche misura contamina l’intero pianeta.
Lilli diventa progressivamente una ragazza eterea, quasi evanescente, mentre Marco sviluppa dei poteri inconsueti e incontra il suo primo amore. Sarà proprio questo a fargli aprire gli occhi sul reale significato della scuola che sta frequentando e su cosa quella società si aspetta da lui.
Il sole nero di Zeda è una metafora in due parti, nella prima c’è il ragazzo che con entusiasmo e un approccio naïf alla vita contrasta il male, con l’aiuto di un mondo sostanzialmente buono e il male, in una delle sue forme, rimane sconfitto dall’amore “un leggero spirito”, mai citato direttamente nel libro. La metafora si approfondisce, diventa apparentemente inesplicabile, qualcosa ha intaccato l’umanità nel suo insieme ed il mondo sembra meno forte, nella eterna lotta fra bene e male. All’amore è chiesto qualcosa di più e solo questo sacrificio aprirà una possibilità, sul cammino di una vita ancora da tracciare.
In un periodo di svincolo adolescenziale, le figure dei genitori, restano in secondo piano, pur continuando ad assolvere un ruolo di protezione (prima parte) e vicinanza affettiva (seconda parte), mentre altre figure assumono un ruolo più influente. Allo stesso modo le interpretazioni degli eventi passano da una modalità infantile ad una adulta.
Il racconto è accompagnato dalle eleganti e intense illustrazioni di Karin Kellner con le quali il lettore può accostarsi ad emozioni inesprimibili e in qualche modo rileggere attraverso esse l’intero racconto.

Il cuore del sole nero

Un test nell’ultima pagina del libro, rappresenta l’indizio per una lettura diversa del racconto, un senso esistenziale che può essere condiviso o meno ma non può restare ignorato.

vedi le illustrazioni

Premio Simonetta Lamberti

Il Premio speciale dedicato a Simonetta Lamberti e diretto ad opere che affrontano il tema delle vittime della criminalità organizzata è stato istituito dall'Associazione Iride, in occasione della XX edizione della Giornata della memoria e dell’impegno, per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.

Duecentoquarantuno opere in gara hanno caratterizzato la XXXV edizione del Premio letterario Città di Cava de’ Tirreni. La Giuria era composta dalla presidente dell’Associazione Maria Gabriella Alfano, dai docenti Alfonso Amendola, Maria Olmina D’Arienzo, Fabio Dainotti, Claudia Imbimbo e dalla giornalista Concita De Luca. 

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Alle 10:00 presso la Sala del Consiglio del Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni, l’anteprima del Premio Simonetta Lamberti, dedicato alla narrativa per ragazzi. Parteciperanno dirigenti, docenti e studenti degli istituti superiori della città di Cava.
Dopo i saluti del Sindaco Vincenzo Servalli saranno ricordati, attraverso filmati e testimonianze dei familiari, i tragici momenti del 29 maggio 1982 in cui la giovanissima Simonetta fu uccisa per mano della camorra.
Seguirà l’incontro con Carlo Antonelli che con “Il sole nero di Zeda” ha vinto il premio della narrativa per ragazzi.
Molto attesa la proiezione dei book trailer dei libri vincitori realizzati dagli studenti e dell’esibizione dell’orchestra da camera del liceo musicale Galdi- De Filippis. Condurrà la giornalista Imma Della Corte. 
Alle 18:00, presso la Mediateca Marte, il gran gala della premiazione che inizierà con i saluti del Sindaco di Cava Vincenzo Servalli.
Seguiranno la lettura delle opere curata dall’attore Giuseppe Basta e gli interventi di Alfonso Amendola, Maria Olmina D’Arienzo, Concita De Luca, Fabio Dainotti e Claudia Imbimbo, componenti della giuria. Ospite d’onore Renato Salvetti, scrittore, musicista, sound designer, che eseguirà brani di sua composizione.
Sono attesi autori da tutta Italia che avranno l’occasione per conoscere meglio Cava de’ Tirreni ed il suo territorio.

Da POSITAMO NEWS, a cura di Magrina Di Mauro

Concita De Luca

Concita De Luca

” Si dice che non esistano libri per bambini e che i libri siano scritti sempre anche per gli adulti. “Il sole nero di Zeda” di Carlo Antonelli ne è la dimostrazione. E’ una fiaba moderna, fantascientifica e al tempo stesso attuale. Dietro la trama di un universo distopico, si cela la speranza di redenzione dell’umanità, la possibilità di una inversione di rotta, verso la vittoria dei valori universali che vanno al di là della logica dello sfruttamento delle risorse e degli egoismi individualistici. Originale e potente l’immagine – che resta nella mente anche al termine della lettura del libro – di un sole nero che illumina le cose solo nel loro contorno, come se la realtà fosse un unico grande disegno, un fumetto in movimento, una graphic novel in bianco e nero. “

Concita De Luca

La prima edizione

Il sole nero di Zeda

Frammenti dell’introduzione alla prima edizione

… C’è un piccolo libro di Olivier Clerc dal titolo: La rana che finì cotta senza accorgersene. In breve, quasi un esperimento, la rana viene messa in una pentola di acqua fredda dove nuota agevolmente. Lentamente la temperatura viene aumentata e il nuovo tepore sembra addirittura gradevole, ma con il progressivo aumento di temperatura la rana perde lentamente la forza muscolare e anche volendo non riuscirebbe a saltare fuori dalla pentola, poi senza accorgersene finisce cotta.

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Un cambiamento in senso negativo molto lento, permette, fino ad un certo punto, un adattamento, con una inconsapevolezza del cambiamento. Quando poi la situazione peggiora, anche la nostra capacità di percepire il peggioramento si deteriora, così come la forza per contrastare la situazione insostenibile.
Questa è una legge dell’universo: l’entropia è in costante aumento e qualsiasi sistema lasciato a sé stesso si degrada, così come si degrada il nostro corpo con gli anni, una relazione fra persone e allo stesso modo una organizzazione sociale.
Per evitare la mediocrità serve energia: un impegno personale e sociale, rafforzare la nostra memoria per mantenere dei parametri di confronto, aumentare la nostra conoscenza del mondo, aumentare la nostra consapevolezza e fermarsi a riflettere, mantenendo ideali elevati.
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Qualche anno fa l’unica definizione che conoscevo di mafia era quella del dizionario e dei quotidiani: Organizzazione criminosa che condiziona la libertà dei cittadini e il regolare andamento delle funzioni pubbliche; si serve di metodi di intimidazione e di repressione violenta anche se spesso adotta comportamenti basati su un modello di economia statale parallela e sotterranea. L’idea che resta nell’immaginario è sintetizzabile in una parola: morte. Passeggiando per le strade della Basilicata non senti la paura che qualcuno cercherà di toglierti la vita o attenterà alla vita dei tuoi famigliari e questo è importante, perché fin che c’è vita c’è speranza. A volte, però, è faticoso sollevare la testa per guardare oltre i propri passi e immaginare i passi dei propri figli che oggi corrono ridendo nelle stesse strade. Un peso che dilania il cuore perché strappa un senso.
Un peso amplificato dal contrasto con le bellezze di un paesaggio, che muta ininterrottamente al cambio delle stagioni, muta e sembra tornare ciclicamente com’era. Nulla, in realtà, può tornare al punto di partenza perché qualcosa si perde sempre. Ad esempio il tempo. La nostra società è definita del consumo, cosa consuma d’importante per ciascuno di noi?
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Nel lavoro come medico ti confronti ogni giorno con situazioni difficili, ti misuri con risorse limitate e sofferenze di ogni genere.
Quando scrivo, voglio pensare alle soluzioni, non ai problemi, a uno svago, a trasmettere una speranza o un sogno, a un momento di pausa per recuperare forza.
Se guardo gli amici, i colleghi e molta gente attorno a me, non posso parlare di composta rassegnazione, ma di forte rassegnazione, come è generalmente forte la gente che ogni giorno si alza per fare semplicemente al meglio il proprio dovere. A volte è giusto rassegnarsi, è una reazione umana equilibrata per non disperdere inutilmente energie e tempo, ma c’è un rischio ed è proprio questo che non va sottovalutato. In psichiatria si usa un termine che ha risvolti pratici in situazioni drammatiche: riduzione della dissonanza affettiva, dai più conosciuta come sindrome di Stoccolma. In parole semplici è quel meccanismo che scatta nella mente della persona sequestrata, privata ingiustamente della sua libertà di muoversi, di determinarsi, ma anche di esistere in vita. Di fronte a questa profonda ingiustizia la rabbia può lasciare il posto a una strana forma di rassegnazione nella quale il sequestrato collude con il sequestratore, prendendone addirittura le difese. La rabbia è un’emozione etica, propulsiva perché spinge a un’azione che tende a riparare un’ingiustizia, però, nessun essere vivente, dalla cavia di un laboratorio a un uomo, può tollerare emozioni così dirompenti per lungo tempo.
Una persona può essere costretta a molti compromessi ma deve rimanere libera, libera dentro, libera di vedere, di distinguere e di poter dire cosa è dritto e cosa è storto. È questa libertà la piccola fiamma che non può spegnersi per garantire un futuro.

A breve in edicola e online la nuova edizione

Pensi sia il Tuo libro? Prova il test nell’ultima pagina: Se rispondi senza esitazione sicuramente fa per te; se non trovi la risposta corretta, puoi sempre leggerlo ma probabilmente non lo amerai.
Il sole nero di Zeda

Il sole nero di Zeda, la nuova edizione

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La fiaba narrata dalla voce di Francesca Di Modugno

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