Approcci psicologici
Nel 1994 la IV edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM IV) introduce all'interno dei disturbi somatiformi la categoria Pain Disorders. In questa categoria il dolore può essere:
- associato con fattori psicologici
- associato con fattori psicologici e a una condizione medica generale
- associato ad una condizione medica generale
Questa classificazione permette di introdurre l'intervento psicologico in una nuova prospettiva di collaborazione interdisciplinare. In tal senso la valutazione psicologica non serve a distinguere un dolore organico da uno psicogeno, ma ad analizzare come i fattori psicologici interferiscono con l'espressione del dolore e l'effetto del dolore sul benessere del paziente.
Gli approcci psicologici al dolore sono fra le strategie più antiche usate dall'uomo per il suo controllo. Anche se talvolta in medicina sono considerati delle alternative di seconda scelta è fondamentale rendersi conto che:
- Un approccio multidisciplinare al problema del dolore (come ormai prospettato da anni dalle principali fonti mediche e naturalmente dall'OMS), non può prescindere da un intervento psicologico.
- Gli approcci psicologici, con i loro effetti rientrano nella pratica clinica quotidiana, della nostra come di altre forme di medicina, indipendentemente dal fatto di esserne consapevoli.
- Nessun intervento terapeutico, strutturato in modo rigido è in grado di apportare dei cambiamenti completi e duraturi nel dolore cronico, specialmente se presente da molto tempo.
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Modalità comuni
· presentare al paziente un modello esplicativo della malattia e del dolore associato che sia:
1) comprensibile
2) tollerabile (in altre parole accettabile rispetto alle sue risorse)
Atteggiamenti opposti come il negare la realtà o esprimere un'asettica verità tecnica sono espressione di uno stesso errore: la menzogna esprime il nostro rifiuto, ma la sentenza è un rifiuto mascherato da una "verità".
· Condividere con il paziente una certa parte di verità, in rapporto alle sue capacità, in modo graduale
· Negoziare i rispettivi punti di vista (possibilità di creare un cammino comune)
· Implementare la consapevolezza del paziente (la negazione aiuta solo a breve termine, non porta mai a guarigione)
· Anticipazione ed elaborazione della morte e dell'angoscia di morte
· Individuare i bisogni profondi del paziente
· Promuovere l'eubiosia
· Mantenere pervia la comunicazione all'interno della famiglia
· Supporto alla famiglia
Il paziente deve essere al centro dei programmi terapeutici,
INDICE E MISURA DELL'EFFICACIA DEGLI STESSI.
Si è stimato che l'accuratezza della valutazione del dolore del paziente nella fase avanzata di malattia è del 20% per i medici e di circa il 60% per gli infermieri e i famigliari.